La via della calce giù dalla basilica tra boschi e guje
Partenza e arrivo: dal sagrato della basilica di Superga, alla chiesa di San Francesco di Sales a Rivodora
Lunghezza: 3,8 chilometri
Dislivello in discesa: 351 metri
Percorrenza: 1 ora 35’
Difficoltà: escursionistica, percorso in discesa
Il percorso è interessante sia dal punto di vista naturalistico, tra boschi e tratti più aperti, sia perché porta nei pressi delle cave che in passato c’erano nella zona del Bric Castlett, realizzate per estrarre la pietra da calce. Nel Settecento la calce di Superga fu uno dei materiali più apprezzati per la costruzione della Torino barocca. L’architetto Juvarra, per esempio, per i suoi cantieri prescriveva l’uso della «calce forte di Soperga».
L’itinerario parte dal sagrato della basilica di Superga, da cui si gode una spettacolare vista su Torino e sulla cerchia alpina. Si percorre in discesa la strada comunale della Basilica di Superga (sentiero n° 50), fiancheggiata dai piloni della Via Crucis. Al fondo si svolta a sinistra su via Superga, si supera la strettoia tra le case di Tetti Gioanin e, dopo le ultime abitazioni, si trova sulla sinistra un punto panoramico, con una bella vista laterale della basilica.
Si resta su via Superga, si supera sulla destra l’imbocco della strada Panoramica e si entra nel territorio di Baldissero: il marciapiede, sulla sinistra scendendo, è una bella balconata sulla pianura. Dopo qualche centinaio di metri si incontra sulla sinistra una strada (indicazione agriturismo «Ai Gujet»), da dove inizia il «sentiero della calce» (n° 59).
Dopo poche decine di metri si abbandona la strada asfaltata per imboccare sulla destra un sentiero nel bosco che porta nei pressi dell’agriturismo. Più avanti si incontra una carrareccia che si trova sul versante settentrionale del Bric del Duca: qui il bosco è abbastanza fitto.
Occorrerà deviare due volte a destra su altrettante carrarecce: se la stagione è umida sarà necessario guadare piccoli rigagnoli, affluenti del rio Tabuss che hanno inciso solchi abbastanza profondi nel fianco della collina.
Più avanti si incontra anche l’asta principale del rio, nel tratto in cui la carrareccia disegna una curva verso sinistra. Di qui in poi la strada sterrata è in migliori condizioni: a un certo punto segna una curva a destra con controcurva a sinistra e poi, dopo una modesta distanza, incontra sulla destra uno sterrato che porta a Tetti Ronchi (e al «sentiero del rosmarino» n° 57).
Qui bisogna procedere diritti e, dove la carrareccia volta verso destra, bisogna invece svoltare a sinistra su un sentiero che costeggia il Bric Castlett.
Qui si incontra la prima «guja»: il termine piemontese indica un piccolo invaso (e la gujà è la quantità d’acqua contenuta in due mani a coppa). Le guje si riempivano con l’acqua piovana o dei rii raccolta mediante piccoli canali. Quando erano ben colme si aprivano le paratoie e l’acqua scorreva impetuosa a valle, mettendo a nudo e trascinando con sé le pietre da calce che rotolando si liberavano dai detriti e finivano negli impluvi, dov’era agevole raccoglierle.
Procedendo lungo il sentiero (n° 59b) si aggira sulla sinistra il Bric Castlett e si incontrano altre guje e i resti di una antica fornace, avendo sulla sinistra il rio Cantamerla di cui si percorre il fondovalle.
Poco prima di Tetti Bertinetti si incontra via Torino (sentieri n° 56 e 54) che sale a Rivodora.
In alternativa, tornati dove la carrareccia incontrava il Bric Castlett, si può svoltare a destra (n°59) e, dopo aver guadato il rio Dora all’altezza di Tetti Trivero, scendere verso Tetti Bertinetti (sentiero n° 58) e di qui arrivare a Rivodora, alla chiesa di San Francesco di Sales che è il punto d’arrivo dell’itinerario.
Fonte: «Sentieri della Collina Torinese – Carta n° 1» (guida del 2003, cartografia 2021)
Grazie per la gentile concessione