Giallo risorgimentale tutto chierese
Le vecchie carceri di Palazzo Opesso, l’albergo del "Cavallo Bianco" in piazza delle Erbe, l’Osteria Aiassa... La Chieri post - risorgimentale è stata riportata in vita grazie a "1898", l’ultimo libro dello scrittore chierese, Nanni Cristino, ex insegnante di lettere al Vittone.
Le vecchie carceri di Palazzo Opesso, l’albergo del “Cavallo Bianco” in piazza delle Erbe, l’Osteria Aiassa… La Chieri post – risorgimentale è stata riportata in vita grazie a “1898”, l’ultimo libro dello scrittore chierese, Nanni Cristino, ex insegnante di lettere al Vittone. Il libro, pubblicato tramite Street Libri in cartaceo e digitale, disponibile su Amazon e presto in tutte le librerie chieresi.
La copertina del libro di Nanni Cristino
Protagonista è un infiltrato dei servizi segreti dell’Italia post – unitaria (L’Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito) che ha il compito di sventare un potenziale colpo di stato ideato dagli anarchici chieresi. In quasi 300 pagine, il lettore può seguire la storia attraverso piccoli capitoli che seguono l’ordine cronologico degli eventi, dal 24 ottobre ai primi giorni di novembre. “Siamo sotto il governo Pelloux, nel momento in cui il primo ministro vuole attuare una svolta conservatrice/autoritaria nel regno – racconta lo scrittore – Il viceministro Guido Meyer, anche se nello stesso governo, è contro quest’ultima decisione, ma gli anarchici locali non lo sanno e sembrano architettare un piano delittuoso per ucciderlo durante un comizio. Sarà il tenente Orso Falconeri, sotto copertura, a tentare di scoprire il piano infiltrandosi tra i ribelli…”.
Anche i personaggi hanno basi storicamente attestate? Sono inventati, solo il contesto è reale, quindi il governo Pelloux e la sua svolta autoritaria, i luoghi chieresi dell’epoca e i segni della crisi di fine secolo di quegli anni rappresentati dalle numerose proteste locali. Il titolo è preso dall’anno in cui è ambientata la storia. Come ha trovato l’ispirazione per i personaggi e le loro storie? Ho cercato di essere il più verosimile possibile, così ho pensato che un viceministro del governo come Guido Meyer (di cui in realtà si cita solo il nome) potesse venire a Chieri a fare un comizio, perché all’epoca si trattava di un Comune molto importante. Anche per la teatrante, Coralba, mi sono basato su fatti che sarebbero potuti accadere: a Chieri c’erano ben quattro teatri, come il “Politeama chierese”, in cima a piazza Cavour. Su che basi ha ricostruito la città dell’epoca? Grazie a cartoline e fonti trovate nell’archivio storico della biblioteca di Chieri, come il vecchio giornale “L’Arco” o la rivista cristiana “La scintilla”, sono riuscito a ricostruire famosi luoghi e fatti accaduti. Molte scene sono ambientate nelle carceri della città, dove Orso va a interrogare gli anarchici, o nell’albergo dove il protagonista alloggia, il “Cavallo Bianco”.
Per descrivere gli interni, mi sono affidato all’immaginazione. Ho anche scoperto che, in quegli anni, i fratelli Lumière sono venuti a Chieri a fare una delle loro prime proiezioni, fatto che ho citato nel libro. Tutte le vicende sono ambientate a Chieri? In certi capitoli si arriva a Torino, ma le scene più importanti sono a Chieri, nella “Osteria Aiassa” di via Vittorio, dove si svolgono incontri importanti tra Orso e altri personaggi. Anche piazza delle Erbe (Umberto I), è focale: qui Meyer deve fare il suo comizio e alla fine della piazza, dove ora sorge una Banca, c’è l’albergo “Cavallo Bianco”. La storia non è però raccontata dal punto di vista di Guido Meyer ma del tenente Orso Falconeri. Sì, Orso è il protagonista. Un uomo rude, dai capelli lunghi, che conosce bene l’ambiente anarchico. Era l’amante della moglie di un colonnello ed è conosciuto perché sempre ubriaco, ma con un gran fiuto per i crimini. Come sono raccontate le vicende politiche dell’epoca? Attraverso i dialoghi.
Un personaggio, il senatore Saraceno, nei suoi discorsi fa emergere la politica di quegli anni. “1898” è il suo primo libro storico, nonché il suo sesto romanzo. Com’è stato il percorso di stesura del racconto? Più impegnativo: di solito ci metto un anno, stavolta un anno e mezzo tra ricerche e stesura. Tuttavia avevo già le basi storiche e non era la prima volta che facevo ricerche su Chieri: mi sono laureato in storia del Risorgimento e la mia tesi era sulla Chieri post – unitaria. Ho scritto numerosi manuali di Storia per le superiori. Quali differenze ci sono con gli altri romanzi (Posa la Falce e Danza, 2022; Di notte arrivano i lupi, 2021; Sette Navi, 2017; Popobawa!, 2017; Gli ultimi abitanti del sottosuolo, 2013)? Il linguaggio: è la prima volta che scrivo un romanzo non contemporaneo e in un ambiente chierese, quindi ho dovuto adattare il linguaggio all’epoca, senza tralasciare dialettismi. La somiglianza con gli altri libri si potrà notare alla fine, dove lascio un finale quasi aperto per trasmettere al lettore un’ultima sensazione.