Veleni Pfas nel Banna
Con il torrente si espandono nel #Chierese. Li rileva l’Arpa, ma il mistero è l’origine
L’acqua del Banna distribuisce i Pfas in buona parte del Chierese. Lo rivelano i controlli svolti a giugno dall’Arpa, l’agenzia pubblica di protezione ambientale: i composti sono stati rilevati in 55 delle 863 misurazioni effettuate.
Si tratta di una famiglia di sostanze prodotte da attività umane, alcune quasi certamente cancerogene. Persistono nell’acqua, non si degradano, e possono finire sulle nostre tavole tramite verdure, latte, carne e uova.
Quali attività li immettono nel torrente? Si possono diffondere attraverso falde o irrigazione? Di sicuro l’origine non è lontana: il Banna, infatti, nasce in territorio di Buttigliera, raggiunge Villanova e poi Poirino, bagna Santena e infine confluisce nel Po, poco a sud dei Bauducchi.
Ma trovare l’origine sarà difficile: «Dai rilievi emerge la presenza di C6O4, un composto chimico artificiale che è proprietà di una azienda particolare, la Solvay – commenta l’avvocato chierese Alessandro Gariglio, attivista di Greenpeace, l’ente che da un paio d’anni ha rivelato il pericolo Pfas – Viene prodotto solo nello stabilimento di Spinetta Marengo: la domanda che bisogna porsi è: come ci è finito nel Banna?».
Il servizio approfondito sul Corriere in edicola e in digitale da oggi, venerdì 27 giugno.