“Grazie maestra dell’allegria”
"La prima dote degli insegnanti? L'umiltà"
“Maestra Gina ti ringrazio perché ci fai fare molti lavoretti, sei sempre gentile e ci rendi la lezione molto più divertente”. Quando un’insegnante conclude il suo servizio, la accompagnano lettere come questa. Luigia “Gina ”Scarafino è alla conclusione del suo ultimo anno scolastico. si guarda indietro e ripercorre il suo percorso, in un racconto che trasuda amore incondizionato per questo mestiere.
Lei insegna da oltre 40 anni. La sua storia alla scuola primaria Grosso comincia 16 anni fa, quando segue a Cambiano i figli, trasferitisi da Foggia al Nord in cerca di maggiori opportunità di lavoro. Scarafino si è ambientata subito in paese come nella nuova scuola, come raccontano le parole che riceve ora, in occasione del pensionamento.
Cariche di emozione e affetto sono le letterine di addio ricevute dai suoi alunni: “Cara maestra Gina tu mi hai insegnato a contare, a disegnare e a riflettere con le tue lezioni di vita”. Oppure: “ Grazie maestra Gina per questi quattro anni di gioia, in cui hai portato allegria nelle nostre lezioni e ci sei stata sempre nel momento del bisogno”. Emergono da questi messaggi alcuni tratti che definiscono la maestra Scarafino al mestiere di maestra: la ricerca di armonia fra i ragazzi della classe; la pazienza per spiegare e rispiegare passaggi, concetti e procedure che a qualcuno non sono ancora chiari.
Si definirebbe una maestra severa? «Sicuramente ferma, ma non severa. È importante trovare il giusto equilibrio tra dolcezza e autorevolezza. Le regole vanno rispettate, ma bisogna anche saper essere più leggeri quando il momento lo richiede. Se si crea un ambiente piacevole, se si instaura un legame di fiducia con gli alunni, spiegando e motivando perché le cose vanno fatte in un certo modo, si riesce poi anche a conquistare la loro attenzione durante le spiegazioni».
Una cosa che cambierebbe nel sistema scuola? «Sarebbe utile introdurre una sorta di tutor, che accompagni gli insegnanti alle prime armi. Quando ero giovane cercavo consiglio in chi aveva più esperienza, come ora fanno con me le mie colleghe. Però manca questa tipologia di figura. Abbiamo una grande responsabilità formativa ed educativa nei confronti dei bambini ed è importante anche per noi insegnanti avere i giusti punti di riferimento, soprattutto quando si è agli inizi».
Lei quali consigli dà ai giovani colleghi? «L’umiltà, verso i bambini e verso i loro genitori. Ricercare il dialogo e la collaborazione. Una buona dose di allegria ed energia sono poi fondamentali per affrontare la giornata. E poi affrontare il lavoro con gioia e passione, senza vedere il tempo e le ore impiegate come un peso».
Dietro a ciò che un insegnante fa in aula, c’è infatti molto altro, dalla preparazione di progetti, lezioni all’ideazione di attività e lavoretti alla correzione dei compiti. «Tante volte ho sacrificato momenti con la mia famiglia, ma non mi è mai pesato. Perché amo quello che faccio, non potevo scegliere lavoro migliore, ed enorme la soddisfazione nel vedere che quello che hai pensato per i bambini venga apprezzato e li faccia contenti».
Il periodo del Covid è stato duro: «Quando la pandemia era appena scoppiata e ancora non si faceva la didattica a distanza in diretta, inviavamo lezioni e tutorial registrati ai genitori. E per realizzarli, alle volte, io e la mia collega lavoravamo anche dopo cena».
La pandemia sui ragazzi? «I bambini di questo ultimo ciclo che ho seguito hanno vissuto il Covid negli anni della scuola materna e non hanno potuto vivere a pieno tutte le esperienze e tappe fondamentali di quel percorso. In primis i rapporti sociali con i compagni. Però siamo riusciti a recuperare strada facendo».
Non è tutto rose e fiori fare l’insegnante. «Non sempre i rapporti con i genitori sono semplici da gestire, quando ad esempio si intromettono nella gestione didattica. Lavorare con serenità è fondamentale, ma non sempre è possibile lasciar correre. Ma con gentilezza ed educazione son sempre riuscita a far capire che famiglia e insegnanti svolgono due ruoli distinti e tali devono rimanere».
Scarafino, nel corso della sua vita scolastica, è stata anche insegnante unica. «Insegna a mettersi in gioco nell’insegnamento di tutte le materie e ti dà la possibilità di inquadrare la classe secondo la tua visione, in autonomia».
La materia che predilige è però la matematica, come ha fatto nel suo ultimo ciclo a Cambiano. E poi, tutto ciò che ha a che fare con l’arte e la musica. Le sue lezioni sono spesso state condite da llaboratori manuali ed è sempre stata in prima linea nell’organizzazione di recite e spettacoli e alla guida della realizzazione di un murales nell’ingresso della scuola.
Ora, a 64 anni, come si sta ambientando a questa nuova vita da pensionata? «Davvero non so ancora come farò ad abituarmi. Devo ancora prendere coscienza del cambiamento. Anche perché ho dovuto lasciare la classe in quarta: non poter affrontare l’ultimo anno con loro ha reso il distacco ancora più doloroso».