Il Moncalvo sarà curato
Tele aggredite dalle muffe in San Domenico a Chieri. Analisi sui campioni per trovare l’antidoto
L’hanno smontata per poterla curare. Nella chiesa di San Domenico un’opera del Moncalvo, la Resurrezione di Lazzaro, combatte da mesi una battaglia contro un nemico terribile: la muffa. Ma i restauratori sono pronti a intervenire per salvare il dipinto.
Finalmente, dopo una lunga attesa dovuta a una burocrazia lenta e complessa, è arrivato il permesso della Soprintendenza all’avvio dei lavori.
Il restauro di questo imponente quadro, iniziato martedì, sarà un’operazione complessa e delicata.
«La prima sfida è stata capire come smontare la vecchia tela – racconta il restauratore Giorgio Perino – A causa delle sue dimensioni considerevoli, l’operazione presentava un rischio di sbilanciamento. Per superare questa difficoltà abbiamo installato un sistema di corde e ganci, mantenendo la tela in tensione e in sicurezza».
La tela è stata agganciata sul retro e staccata dalla nicchia, spostandola lentamente in avanti di alcuni metri. «Abbiamo sollevato il quadro con una carrucola. L’intera operazione è stata eseguita mantenendo la tela in posizione verticale e parallela al muro, in modo da non danneggiarla. Una volta posizionata lontano dalla parete, abbiamo potuto finalmente esaminare il retro del dipinto. La situazione è allarmante».
Funghi e muffe hanno creato una notevole stratificazione, con macchie di diversi colori, dal bianco al grigio scuro, a seconda che siano più recenti o più vecchie. In alcune zone la muffa ha formato una massa unica, tanto che la tela sottostante non è più visibile.
Per comprendere la natura esatta del problema l’equipe ha chiesto l’intervento del professor Sergio Enrico Favero Longo, docente di biologia applicata al restauro dell’Università di Torino.
Il biologo ha prelevato campioni per identificare il tipo di fungo e le sostanze di cui si nutre.
«Per i risultati delle analisi dovremo attendere una decina di giorni – prospetta Perino – Nel frattempo, per evitare che le spore si diffondano nell’ambiente circostante, è stata creata una gabbia di nylon».
Questa struttura presenta anche una piccola camera di decantazione, che permette ai restauratori di entrare e uscire senza diffondere le spore nella chiesa, proteggendo l’opera e l’ambiente.
Una volta ottenuti i risultati delle analisi del biologo, si potrà procedere con il restauro.
«La prima fase prevede l’uso di aspiratori medicali specializzati per rimuovere la massa più grande di muffa. Successivamente verrà applicato un biocida che disinfetti a fondo l’opera, così da evitare lavori più complessi in seguito».
Una delle cause scatenanti è stata probabilmente l’umidità che si è creata all’interno delle nicchie in cui erano inseriti i quadri, dovuta alle alte temperature della stagione estiva, unita alla presenza di materiali organici utilizzati in un restauro precedente, di circa quarantacinque anni fa.
Infatti il collante usato per far aderire la tela alla rifoderatura era a base di farina e colla di coniglio. Questo materiale organico è diventato il nutrimento ideale per i funghi, che si sono sviluppati rapidamente.
«Se il trattamento con il biocida non dovesse avere successo, dovremo smontare tutto il quadro e sfoderarlo – spiega Perino – Questo comporterebbe la rimozione del telaio e, di conseguenza, la perdita di tutti i ritocchi e le stuccature del restauro precedente».
Se fosse necessario, per il nuovo restauro, verrebbe utilizzata una colla sintetica, resistente alle muffe. «La speranza è che il trattamento iniziale sia sufficiente, ma l’intero progetto, compresi i costi, dipenderà dai risultati delle analisi. Tra una ventina di giorni, quando saranno disponibili questi ultimi e l’esito delle prove effettuate da noi, capiremo come intervenire in modo efficace».
I restauratori cercano inoltre un modo per far sì che il problema non si ripresenti. Pertanto, ultimato il restauro, l’opera non sarà posizionata nello stesso modo. La squadra studiano la possibilità di utilizzare delle staffe che tengano il quadro staccato dalla parete, garantendo una migliore ventilazione.
Anche l’altra tela nella chiesa, la Moltiplicazione dei pani e dei pesci, mostra segni di infezione. Si è quindi deciso di procedere con lo stesso tipo d’intervento anche su di essa.
Nonostante il lavoro in corso, la chiesa rimane accessibile ai visitatori. «Le visite guidate possono continuare senza problemi con le dovute precauzioni. Sarà possibile seguire le tappe del restauro» , assicura Perino.