Cent’anni in famiglia
Vittorina Rovetto con l’omaggio portato dal vicesindaco Romano
Santena, Santena - Villastellone
Federica Costamagna  
18 Novembre 2025

Cent’anni in famiglia

Festeggiata a Santena Vittorina Rovetto, un vita tra guerra, alluvione e felicità

A 100 anni è inossidabile la santenese Vittorina Rovetto. Il 5 novembre ha festeggiato il compleanno in famiglia e spento le candeline sulla torta, nella sua casa di via Principe Amedeo. Per l’occasione il vice sindaco Paolo Romano è andato a farle gli auguri e a donarle i fiori e una pergamena.

Nata nel 1925 a Testona, frazione di Moncalieri, da Giuseppe Rovetto e Maria Meinardi, ha vissuto ancora un altro mondo fatto di sacrifici e semplicità: «Il nonno era collaudatore allo stabilimento Lancia di Testona, la nonna era invece casalinga – racconta il figlio Gian Carlo Tosco – Mia mamma ha studiato solo fino alle scuole elementari. All’epoca era complicato proseguire gli studi, perché non c’erano scuole vicino e avrebbe dovuto andare fuori casa».

Di conseguenza, Vittorina ha iniziato a lavorare giovanissima: «Il primo impiego fu come operaia in una ditta farmaceutica, Torino – ricorda Tosco – Il suo compito era saldare le fiale dei medicinali. Era velocissima ».

Grazie alla sorella Ginetta, imparò a cucire: «Mia mamma era diventata sarta. Cuciva dagli abiti ai cappelli. In seguito, mia zia aprì un suo negozio in piazza Carlo Felice, a Torino, davanti alla stazione di Porta Nuova. E mia mamma l’aiutava nella gestione».

Nel frattempo, incontrò il suo amore, Giovanni Tosco: era di Santena e lavorava a Torino. Entrambi viaggiavano quindi ogni giorno e prendevano un trenino, che ora non c’è più e che collegava Poirino al capoluogo.

Ma dovettero attendere prima di sposarsi. Nel 1940 scoppiò infatti la seconda guerra mondiale: «Papà andò con i partigiani e si vedevano di nascosto»

Dopo il conflitto, la giovane coppia riuscì a coronare il suo sogno, con il matrimonio il 24 maggio 1947. Lei lasciò il lavoro a Torino e si trasferì a Santena. Nel 1950 nacque il primogenito Gian Carlo e nel 1957 Maurizio. «La nascita dei miei figli è stata la mia grande gioia – sospira la centenaria– Ero felice anche con i miei suoceri Carlo e Margherita. Ero molto legata a loro e da mia suocera ho imparato molte cose».

Nella sua mente Vittorina sfoglia i ricordi: « Avevano un ristorante, all’angolo tra via Tana e via Cavour. Si chiamava Alfieri, soprannominato in piemontese mëscia vin (che vuol dire mescola vino). Era molto apprezzato e famoso per gli asparagi. Addirittura veniva a mangiare la famiglia Agnelli».

Nel 1993 morì il marito. L’anno successivo un altro dramma mise a dura prova Vittorina: «L’alluvione del 1994 fu uno dei momenti più difficili. Quella sera andai ad aiutare mia madre, ma la sua casa fu allagata. Io e lei fummo costrette a trascorrere la notte sopra il tavolo, seduti su una sedia, in cucina. I soccorsi arrivarono il mattino seguente – ripercorre Gian Carlo – La sua abitazione di via Principe Amedeo fu distrutta e dichiarata inagibile. Dovette attendere qualche anno prima di rientrarvi».

Instancabile lavoratrice, appassionata di fiori e cucito, Vittorina ha dedicato gran parte del suo tempo al volontariato: è stata catechista e volontaria nella Caritas. «Andavo anche a dare una mano all’ex parroco Giancarlo Avataneo, quando fu trasferito a Carmagnola» .

Da qualche anno fatica a muoversi e a parlare. Ma vive ancora da sola nella sua casa, supportata da una badante e dai suoi famigliari: «Non riesco più a fare quello che vorrei, mi sento stanca, essere impegnati è l’unico modo per superare gli ostacoli della vita e la tristezza. La mia gioia ora sono i nipoti e i pronipoti».