«Sono persone, non allievi da stressare»
Il professor Gribaudo saluta il liceo: «Bello quando capisci che hai trasmesso qualcosa»
«La scuola del 2025 non dovrebbe essere quella che è». Mario Gribaudo, professore di disegno e storia dell’arte al liceo Monti, con la fine dell’anno scolastico va in pensione.
«Sono entrato a scuola nel 1965, all’asilo, e ne sto per uscire solo adesso a 65 anni scherza – Ho passato tutta la mia vita nelle istituzioni scolastiche: finire è un cambio di vita».
Gribaudo insegna al Monti, nell’indirizzo scientifico, dal 2004, ma prima, per quindici anni, ha lavorato a Chivasso.
«Quando rifletto sul mondo della scuola e ne discuto con miei colleghi dico sempre che Chieri è un’oasi felice: abbiamo ancora un’utenza ottimale. Il luogo non ha particolari problemi e ci sono famiglie che ci tengono, alle spalle degli allievi. Non è un ambiente comparabile ad altre realtà».
La stessa visione positiva non colpisce la scuola come
istituzione, anzi: «Nella mia illusione giovanile vedevo il liceo come un ambiente vivace, al passo con la società. Ora sono deluso perché in tutti questi anni non c’è stata una vera riforma della scuola. Non siamo al passo coi tempi. Sono solo stati fatti aggiustamenti, basati sull’impianto liceale di Giovanni Gentile di oltre un secolo fa».
Il Covid aveva dato un impulso all’uso della tecnologia, introducendo strumenti didattici nuovi. Ora, però, tutto tornato come prima: «Sono anche state comprate cose abbastanza inutili, come la stampante 3D, ma pochi se ne sono accorti – considera – Le cose da fare sono altre, a partire dal numero degli allievi per classe, che andrebbe diminuito: non si può lavorare allo stesso modo su una classe di 31 ragazzi e su una di 15».
Per lui lo studente è prima di tutto un essere umano: «Oggi abbiamo orari che pressano gli allievi per 7 o 8 ore consecutive. Poi le persone arrivano a 40 anni stressate, perché fin da piccoli si impone loro un modello di vita che non è sano. Bisognerebbe studiare come funziona il corpo umano e poi strutturare orari e lezioni» .
Riflette poi sulla professione dell’insegnante: «I giovani colleghi devono essere consapevoli che oggi insegnare non significa essere in una posizione privilegiata, sia dal punto di vista economico sia da quello della considerazione sociale considera – Nel Collegio docenti c’è come un “vortice” che spinge sempre più a dedicarsi a progetti e attività extracurricolari, togliendo tempo all’insegnamento. Prima c’erano più tempo e tranquillità per approfondire i programmi, ora pare che ci sia una gara a chi fa di più».
Gribaudo lamenta anche la complessità crescente della burocrazia e lancia un appello ai giovani insegnanti: «Bisogna essere più attivi: oggi c’è una passività assoluta rispetto alle direttive che arrivano dall’alto, non ci si chiede niente, non ci si fanno domande su quello che viene deciso».
Il professore si lascia alle spalle il mondo della scuola, ma porta con sé la consapevolezza di aver lasciato riflessioni importanti ai suoi allievi: « Non dobbiamo dare solo nozioni, ma anche insegnamenti di vita. Spesso lo faccio, partendo da alcuni spunti di storia dell’arte – racconta il professore – A volte uno pensa che rimangano lì ed è frustrante. Invece, una volta mi è capitato di leggere proprio sul Corriere di Chieri la dichiarazione di un mio ex allievo, riguardo a un ragazzo morto in un incidente stradale: ha citato una mia frase. E’ successo altre due o tre volte ed è l’aspetto più gratificante del lavoro: capisci che le cose che dici passano e servono a qualcuno».
Guarda al futuro, senza nostalgia: «Ho sempre pensato che la scuola non mi mancherà perché ho un sacco di altre attività da fare, ma il salto è grosso e vediamo se dovrò rimangiarmi le mie parole» .
Otto mesi fa è diventato papà da un secondo matrimonio, dopo essere rimasto vedovo nel 2022. «Mia figlia Diana sarà la mia priorità. Poi mi occuperò di attività familiari che ho tralasciato, case, terreni» . Ma, soprattutto, la sua grande passione: l’arte. « Voglio finalmente dedicarmi a questo a tempo pieno. Io dipingo quadri: mi piacerebbe iniziare a fare qualche mostra e anche studiare l’arte del territorio».